Max Gasparini

Chi è Max Gasparini?

“Un artista nascosto e casuale… Sono arrivato a fare l’artista per input, per storie vissute, per storie obbligate che mi hanno portato poi a decidere, più o meno 17 anni fa (quando è nata mia figlia), di provarci.

La mia pittura, il mio essere artista, è semplicemente e completamente una questione personale. Me la vivo con me stesso, punto e fine.

Non mi interessa quello che succede fuori dal mio studio. Io ho concluso la mia parte quando ho finito il quadro. Quando l’ho finito non mi appartiene più, a meno che non decida di tenermelo.”

C’è un messaggio o un’emozione che cerchi di trasmettere con la tua arte?

“Un messaggio no. Ho davanti uno specchio quando dipingo, non ho messaggi da dare a nessuno.

Esce quello che sono, senza giustificazioni, senza filtri… e più delle volte infatti non so cosa esce. Non sono un artista che progetta, che bozzetta, se non con acqua sporca, velocemente su un pezzo di carta o cartone casuale. È un vivere la giornata alla fine.”

Con quali materiali lavora?

“Uso esclusivamente materiali usati. È fondamentale per la mia idea di vanitas, di vacuità, quindi utilizzo materiali di recupero. Cartoni, sacchi di juta, sacchi di caffè, sacchi di patate, vecchie lamiere con ossidazioni, ruggini.

La mia pittura si integra ai vari supporti con tecniche diverse ed è fondamentale la commistione con il materiale.  Io arrivo dove c’è la ruggine e non vado oltre.”

C’è un’opera che senti particolarmente rappresentativa del tuo percorso?

“Sì, è un’opera che mi accompagna da quando ho cominciato a dipingere, nel senso che c’è un’opera che io faccio, non dico tutti i mesi, ma in tutte le salse: piccola, grande, su juta, su cartone, su carta, su telo, su lamiera, e la faccio da più o meno 15 anni.

È un viso frontale con occhi chiusi, spesso indefinito, androgino, con colature, rotture… e penso di essere io. Il continuare a dipingerlo è una mia esigenza. Ogni tanto, sicuramente una decina di volte all’anno, io ho bisogno di ripetere questo quadro, in tutte le forme possibili. È una mia sicurezza.”

“And no one sings me lullabies

And no one makes me close my eyes

And so I throw the windows wide

And call to you across the sky.”